Nella valutazione dei rischi effettuata dal datore di lavoro, deve essere preso in considerazione anche il rischio biologico, ovvero il pericolo di contrarre malattie che possono essere più o meno dannose per il lavoratore.
Nel mondo del lavoro, i virus rappresentano un potenziale pericolo, in quanto sono in grado di diffondersi attraverso diversi canali, hanno un’elevata resistenza ai metodi di disinfezione e la variabilità genetica può provocare l’origine di nuovi agenti.
Molti studi attestano che è possibile rinvenire virus su superfici e oggetti di uso comune in qualunque luogo pubblico, dagli uffici agli ospedali, dalle mense agli asili. È stato inoltre dimostrato che, semplicemente toccando la maniglia di una porta, fino a 14 persone possono essere contaminate, e da queste la trasmissione può continuare fino al sesto contatto.
Le superfici hanno quindi un ruolo di vitale importanza: i virus che vi si depositano direttamente o indirettamente possono sopravvivere per tempi variabili, anche se la disinfezione è in grado di interrompere, o quantomeno ridurre, le catene di trasmissione.
La diffusione degli agenti virali, sia negli ambienti che nell’essere umano, può avvenire in maniera semplice, ad esempio per via aerea o per contatto, oppure in maniera complessa che coinvolgono diverse matrici ambientali.
Il monitoraggio per la valutazione del rischio virale avviene tramite dei prelievi che aiutano a stimare l’esposizione e le vie di diffusione, oltre a verificare l’efficacia delle misure di prevenzione attuate. Tuttavia, il numero di virus che possono essere presenti obbliga a uno studio preliminare e a una scelta degli stessi, a seconda del tipo di attività e delle esposizioni previste.
I prelievi per i campionamenti possono essere eseguiti tramite:
Piastre a contatto: vetrini rotondi da appoggiare sulla superficie da esaminare; sono facilmente utilizzabili, ma riscontrano una limitazione, in quanto non possono raggiungere angoli o curvature.
Tamponi: sono un’altra metodica molto utilizzata, in quanto possono effettuare il campionamento anche su superfici difficili da raggiungere.
Sponge-bag: utilizzata soprattutto nel settore alimentare su superfici molto ampie; a differenza delle precedenti, ha una maggiore efficienza di recupero per la possibilità di utilizzo di maggiore pressione.
Bioluminescenza: utilizzata soprattutto in campo di HACCP, ottiene risultati validi in pochi minuti; negli ospedali valuta il grado di inquinamento degli strumenti e degli ambienti; è considerato però solo come uno screening iniziale.
Il monitoraggio della contaminazione è fondamentale in tutte le situazioni; per questo motivo le attività di pulizia e disinfezione devono essere il più accurate possibili. Purtroppo non esiste un prodotto valido per ogni occasione, in quanto l’efficacia è condizionata sia da caratteristiche proprie del disinfettante (modalità d’uso, concentrazione di principio attivo, tempo di contatto) sia da fattori ambientali (temperatura, tipologia di virus su cui agire, pH).
In conclusione, si può dire che, contrariamente a quanto si pensa, non solo le attività che operano in ambito sanitario e assistenziale sono soggette a rischio virale; anche i lavoratori che operano in ambienti diversi da quelli citati sono esposti a questo pericolo, seppur in modo molto ridotto.