Fornai, pasticceri, addetti alle pulizie, infermieri, medici, oss, guardiani, forze dell’ordine, operai industriali, autisti, camionisti…moltissime le professioni che impiegano il proprio personale h24.
Diversi studi affermano che lavorare nelle ore
notturne non fa bene alla salute. Lavoratori vengono esposti a continue alterazioni
del ciclo sonno veglia che hanno degli effetti negativi sul loro organismo. Si
tratta principalmente di patologie a lungo termine come malattie oncologiche, disturbi
cardiovascolari, diabete di tipo 2 e rallentamenti cognitivi.
Ricerche dimostrano che l’alterazione del ciclo sonno / veglia per periodi
medio lunghi (già a partire dai 5 anni) riduce i livelli di melatonina, un
ormone fondamentale nella protezione del nostro organismo. La melatonina è un
antiossidante che contrasta quei fenomeni di danneggiamento del DNA che possono
portare allo sviluppo dei tumori, ne consegue che diminuendo il quantitativo di
ormone prodotto si andrà riducendo anche la sua funzione onco protettiva e
l’organismo sarà maggiormente esposto alla possibilità di sviluppare masse
tumorali.
Lo stesso ormone gioca un ruolo importante anche per la prevenzione delle patologie ischemiche cardiache, visto che la melatonina avrebbe un effetto stabilizzante sulla membrana dei vasi. La riduzione della stessa mette in atto una riduzione della reazione infiammatoria esponendo l’organismo del lavoratore ad un maggior rischio per la sua salute.
L’alterazione dei ritmi circandiani
(alterazione sonno/sveglia) e lo stile di vita poco salutare spesso associato
ai lavoratori notturni, espongono questa tipologia di dipendenti ad una
maggiore probabilità di sviluppare diabete di tipo 2. L’alterazione del ciclo
di veglia inficia sulla normale funzione metabolica quotidiana, ed incidendo
sulla regolazione del dispendio energetico e gli ormoni coinvolti nel
metabolismo energetico come la leptina, la grelina, la tireotropina, l'insulina
e la melatonina: di notte il nostro organismo non riesce ad avere la stessa
efficienza metabolica che ha normalmente in orario diurno.
Un sonno poco regolare associato a pasti frugali, spesso consumati in piedi, in
orario notturno contribuiscono all'insulino-resistenza, alla regolazione
ipoglicemica e allo sviluppo del diabete di tipo 2. Se associamo a questo stile
di vita anche comportamenti non salutari quali fumo, dieta ricca di grassi e
assenza di attività fisica, la probabilità aumenta notevolmente.
Anche il nostro cervello risente del lavoro notturno, in particolare con un peggioramento nelle prestazioni delle principali facoltà cognitive, come memoria, attenzione, velocità di reazione. Uno studio condotto in Francia ha dimostrato che lavorando almeno 50 giorni l’anno in turno notturno per 10 anni si ha un’accelerazione del declino cognitivo. È emersi inoltre che l'impatto negativo, anche se reversibile, persiste per almeno cinque anni dopo la fine del lavoro a turni.
Medici hanno stilato dei consigli di buona prassi da mettere in atto dalle aziende e dai lavoratori stessi per limitare le conseguenze sulla salute dei lavoratori:
Quando abbiamo lavori che impongono un turno notturno permanentante:
I lavoratori impiegati in mansioni con turno notturno dovrebbero:
Tramite una buona collaborazione tra medico competente e datore di lavoro è possibile monitorare lo stato di salute dei lavoratori e garantire un ritmo di lavoro adeguato. Attraverso la sorveglianza sanitaria il medico competente visita periodicamente il personale esposto verificando lo stato di salute iniziale di ogni dipendente e misurandone l’andamento nel corso degli anni, affinché non venga cagionato dall’ambiente di lavoro.