POSTURE INCONGRUE: riconoscerle e prevenirle

Il D.Lgs. 81/08 non tratta il rischio posturale, ma parla di disturbo muscolo scheletrici e problematiche posturali all’interno del Titolo VI dedicato alla movimentazione manuale dei carichi.

Esistono però realtà lavorative dove anche se l’operatore non è sottoposto a movimentazione manuale dei carichi deve comunque assumere posizioni incongrue.

Di chi parliamo? Alcuni esempi possono essere manutentori, posatori piastrellisti, impiegati, massaggiatori, estetiste, parrucchiere, restauratori, insegnanti o educatori di scuole infanzia o nido.

In questi casi la normativa in materia di sicurezza sul lavoro applica il comma 1 lettera d dell’art. 15 che richiama al “rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro” tra le misure generali di tutela da adottare.

Ma facciamo un passo indietro.

Cosa si intende per postura?

Viene definita come “la posizione del corpo nello spazio e le relative relazioni tra i vari segmenti corporei”. La postura più corretta è poi quella che consente di svolgere le attività quotidiane e lavorative con il minor dispendio energetico ed è influenzata da numerosi fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali)”.

Quando parliamo di posture incongrue o scorrette?

Si possono così sintetizzare:

  • collo: ruotato; inclinato, flesso o esteso > 20°;
  • spalla: braccio flesso e/o abdotto > 45°, > 10% del ciclo;
  • polso: deviato radicalmente; deviato ulnarmente > 45°; flesso > 30°; esteso > 15°;
  • tronco/schiena: flessa > 45°; ruotata o inclinata > 20°.
  • gambe/ piedi: non ben poggiati e non bilanciati

Le patologie conseguenti al mantenimento nel tempo di posture incongrue riguardano principalmente l’apparato muscolo – scheletrico, tra le più frequenti:

  • osteo-articolari (periartriti, borsiti, capsuliti, tenosinoviti, artrosi, spondiloartropatie + eventuali discopatie);
  • muscolo-tendinee (epicondiliti, epitrocleiti, entesiti, dito a scatto, malattia di De Quervain);
  • neurologiche (mononeuropatie da intrappolamento o sdr. canalicolari, compromissioni del plesso cervicale, compressioni radicolari da protrusioni / ernie)”.

Dal punto di vista fisiopatologico, a seconda dei distretti e delle strutture anatomiche coinvolte, diverse possono essere le cause dell’insorgenza delle patologia sopra descritte.  Ad esempio, la prolungata contrazione muscolare ostacola lo smaltimento dell’acido lattico, la fissità articolare vertebrale ne impedisce la fisiologica nutrizione dei dischi mentre la compressione e/o l’allungamento del nervo periferico ne causa la perpetua sofferenza.

Riguardo all’analisi del rischio gli autori riportano le numerose “tipologie utilizzabili, a partire da schede di descrizione minuziosa dei movimenti su base osservazionale, fino alle più moderne e sofisticate strumentazioni per videoripresa” e i vari metodi utilizzabili per l’analisi quantitativa del rischio.

Ma come possiamo prevenire il rischio da posture incongrue?

Innanzitutto sviluppando un’attenta valutazione del rischio posturale con il supporto delle norme  tecniche ISO che ci permettono di avere un’analisi quanto più oggettiva possibile della realtà lavorativa che stiamo prendendo in analisi.

Per quanto riguarda i metodi e le misure di prevenzione applicabili possiamo avere diverse possibilità in base al contesto e alla tipologia di postura scorretta che vogliamo contenere / eliminare. Possiamo avere una meccanizzazione del processo produttivo, introdurre sistemi di ausilio, ridefinire una nuova organizzazione del posto di lavoro,  garantire la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, promuovere informazione e formazione sulla specifica tematica.

Altre soluzioni migliorative, da valutare su ogni singolo caso studio, sono offerte dalla possibilità di introdurre in azienda utensili progettati in modo ergonomico, che minimizzano la necessità per l’operatore di mantenere posture incongrue o l’adozione di nuove tecniche e modalità di lavoro che prevedono posture ergonomicamente corrette.

Un accorgimento consigliato ad ogni lavoratore adibito a mansioni che prevedono il mantenimento di posture incongrue in attività fisse prolungate è quello di interrompere la posizione per almeno 2-3 minuti ogni 30 minuti: durante la pausa è bene effettuare piccoli esercizi di stiramento muscolare delle aree interessate.

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