Il farmacista oltre ad occuparsi della rivendita da banco di prodotti medicinali in alcuni casi realizza direttamente all’interno del proprio laboratorio soluzioni medicali, dette preparazioni galeniche.
Lo stoccaggio, la manipolazione e la miscelazione di queste soluzioni espone i lavoratori al rischio chimico.
«Ogni sostanza è un veleno. La giusta dose differenzia un veleno da un farmaco », così recitava Paracelso, che già nel 1500 aveva capito che alcune sostanze pericolose nelle giuste dosi potevano avere effettivi curativi e, viceversa, prodotti utilizzati come medicinali potevano danneggiare lo stato di salute dei pazienti se mal utilizzate o sovra dosate.
Per le preparazioni galeniche, all’interno del laboratorio della farmacia, possono essere detenuti ed utilizzati prodotti chimici pericolosi. Tra le sostanze maggiormente utilizzate in questo ambito troviamo prodotti classificabili come infiammabili, tossici e/o nocivi: Clobetasolo porpinato, acido borico, iodio, acido salicilico, idrochinone sono alcuni esempi.
Quando si lavora con sostanze pericolose il datore di lavoro è chiamato ad un’attenta analisi del rischio chimico tenendo conto di:
Le prime misure di sicurezza da applicare partono dal corretto stoccaggio e mantenimento dei prodotti. È importante che tutti gli agenti chimici siano conservati nelle confezioni originali o in recipiente etichettato in modo tale da riportare le indicazioni presenti sul contenitore originale. Sulle etichette devono essere riportate tutte le indicazioni obbligatorie per legge (nome della sostanza, pittogrammi, frasi di rischio R (H), consigli di prudenza S (P), indicazioni relative al fornitore e massa o volume del contenuto). Il datore di lavoro deve tenere a disposizione dei lavoratori che operano in laboratorio le schede dati di sicurezza (SDS). È importante leggere le SDS prima dello stoccaggio per evitare di mescolare fra loro agenti chimici incompatibili tra loro. Nei laboratori possono essere presenti solamente quantitativi di agenti chimici necessari all’attività in corso; eventuali sostanze eccedenti il fabbisogno devono essere conservati in armadi di sicurezza, se in laboratorio, o scaffali / armadi se in magazzino.
Il laboratorio deve essere dotato di cappa di aspirazione e deve essere garantito una sufficiente areazione dei locali naturale o forzata. Deve essere vietato mangiare, bere e fumare durante la preparazione e/o all’interno del laboratorio per ridurre il rischio di ingestione di prodotti chimici. Deve essere prevista una procedura di igienizzazione e pulizia dei vetrini da laboratorio e di qualsiasi altra attrezzatura utilizzata.
Il farmacista addetto al laboratorio deve essere informato e formato in merito ai rischi presenti in questa attività e deve essere consapevole dell’obbligo di lavarsi le mani alla fine della preparazione e dell’utilizzo dei DPI, quali ad esempio guanti, camice, mascherina e occhiali protettivi.
Sulla base dei risultati dell’analisi del rischio redatta dal datore di lavoro, condotta principalmente sulla base di tipologia di sostanze, tempistiche e modalità di impiego, il rischio chimico della farmacia potrà definirsi:
Se il rischio è irrilevante è sufficiente applicare i principi generali di prevenzione; nella seconda ipotesi dovranno essere messe in atto misure di prevenzione e protezione specifiche ed il lavoratore dovrà sottoporsi a sorveglianza sanitaria. Il medico competente sottopone il dipendente a prelievo sanguigno con periodicità regolare (solitamente annuale) per monitorare che lo stato di salute del lavoratore non sia aggravato dalle sostanze chimiche utilizzate nel luogo di lavoro.